L'emicrania: le forme più comuni, la diagnosi, la terapia
Come riconoscere l'emicrania? Quali tipologie esistono e come alleviarne i sintomi? C'è una cura valida, rimedi efficaci?
L’emicrania è la seconda forma più comune di mal di testa. Esistono due forme:
l’emicrania senza aura e l’emicrania con aura.
Le caratteristiche degli attacchi di cefalea sono uguali per entrambe le forme: la cefalea ha durata variabile da 4 a 72 ore (non trattata o trattata senza successo) e presenta almeno due delle seguenti caratteristiche:
1. localizzazione unilaterale
2. dolore di tipo pulsante
3. dolore con intensità media o forte
4. aggravata da o che limiti le attività fisiche di routine.
Alla cefalea si deve associare almeno una tra:
1. nausea e/o vomito
2. presenza di fotofobia e fonofobia.
Nel caso dell’emicrania con aura l’attacco doloroso, con le caratteristiche sopra
descritte, deve essere preceduto o accompagnato dall’aura, ovvero da sintomi visivi (flash, palline luminose, ruote dentate luminose, etc.), sensitivi (ad esempio, formicolio) e/o della parola/linguaggio (disfasia), ognuno completamente reversibile. La durata dell’aura tipica varia da 5 minuti a 60 minuti, più frequentemente 15-20 minuti.
Sulla base della frequenza degli attacchi mensili l’emicrania si distingue in: episodica (fino a 14 giorni al mese) e cronica (più di 15 giorni al mese da almeno 3 mesi).
La frequenza
e la durata degli attacchi sono due parametri molto importanti di cui lo specialista in cefalee tiene conto per scegliere l’approccio terapeutico.
Epidemiologia
L’emicrania ha una prevalenza pari al 14% della popolazione mondiale; in Italia alcuni studi hanno evidenziato che la frequenza sia in realtà ben più alta, colpendo dal 24% al 42% dei soggetti circa. L’emicrania è nettamente prevalente nel genere femminile, con un rapporto F:M di 3:1, il suo sviluppo è strettamente collegato alle oscillazioni ormonali (ovulazione, ciclo mestruale). L’esordio è solitamente in età giovanile, nelle donne spesso dopo lo sviluppo (menarca), raggiungendo il suo massimo nella 4^-5^ decade, per poi migliorare. In 1/3 delle donne in menopausa invece può non avere questo andamento favorevole.
Eziopatogenesi
L’attacco di emicrania è molto complesso, non si tratta di un semplice mal di testa. Durante l’attacco si attivano diverse strutture cerebrali centrali corticali, sottocorticali e del sistema trigemino-autonomico.
È una patologia multifattoriale, che affonda le sue radici in un terreno ricco di
vari fattori predisponenti o scatenanti: predisposizione genetica, stress emotivo,
disturbi del tono dell'umore, cambiamenti climatici, fluttuazioni ormonali, traumi fisici, alterazioni della postura, cattivi abitudini di vita quali eccesso di caffeina, alcolici, cioccolata, fumo, etc., disturbi del sonno e inattività fisica.
I fattori sopra elencati determinano in primis una vasodilatazione di arterie di piccolo calibro (le arterie durali cerebrali) che dilatandosi stimolano poi il trigemino a dare il dolore a livello della testa con attivazione di fibre parasimpatiche craniali, che sono responsabili ad esempio della lacrimazione, congestione nasale, etc., tipici sintomi presenti durante l’attacco di emicrania.
Terapia
La terapia per l’emicrania si struttura su due livelli:
Terapia acuta per attacco: antiinfiammatori (FANS, paracetamolo, indometacina, farmaci di associazione) o i triptani (farmaci specifici antiemicranici che hanno un’azione di vasocostrizione locale sulle arterie durali che si dilatano all’inizio dell’attacco emicranico).
Attenzione a non abusare di farmaci per l’attacco!
Terapia di profilassi: (antidepressivi tricicli o serotoninergici, antipertensivi, antiepilettici) da iniziare nei casi a medio-alta frequenza o casi cronici, ha lo scopo di ridurre la frequenza e/o l'ntensità della cefalea, limitando così l’assunzione di analgesici, si protrae per diversi mesi.
Per tale motivo la terapia di profilassi è estremamente "cucita" addosso al paziente, e deve tener conto più possibile dei fattori che più influiscono nella genesi degli attacchi.
È spesso molto utile un approccio multidisciplinare, con l’ausilio di un’equipe di
professionisti esperti in cefalea, per l’utilizzo di tecniche combinate quali:
l’agopuntura, l’osteopatia, la valutazione di tipo posturale atte a ricercare e curare eventuali problematiche dell’apparato muscolo-scheletrico e dell’ATM che possano interferire, se non corrette, con l’andamento clinico della cefalea.
Nelle forme croniche, gravate da una maggiore disabilità e riduzione della qualità di vita, è spesso molto utile valutare l'eventuale integrazione con una terapia psicologica mirata.